mercoledì 14 dicembre 2011

Liberalizzazioni: gira è rigira è sempre il commercio a pagare.

Non ha peli sulla lingua il Presidente di Confesercenti Nicola Rossi, sul decreto Monti, all’art.31 viene riconfermata la norma che prevede la libertà di apertura degli esercizi commerciali e la completa liberalizzazione delle autorizzazioni commerciali.
“ non ho la minima idea di che cosa c’entri la liberalizzazione dei negozi con la necessità di pareggiare il bilancio dello Stato” dichiara Rossi, si è voluto ancora una volta nascondersi dietro l’urgenza della situazione economica per fare l’ennesimo doppio regalo alla grande distribuzione:  aprire gli ipermercati, i centri commerciali come e quando vogliono i grandi potenti della distribuzione ( FEDERDISTRIBUZIONE, COOP, GRANDI GRUPPI INTERNAZIONALI)  è solo un regalo fatto a questi signori.
Chiaramente, prosegue Rossi, immediata la ricerca della Bocconi, secondo la quale le aperture domenicali porterebbero ad un incremento del PIL dello 0,25% , ovvio afferma Rossi, se non ci sono soldi in tasca ed i negozi sono aperti la domenica  si spende lo stesso rubando nelle tasche degli altri poiché altre soluzioni non ci sono.
Ma c’è di peggio, continua Rossi, in realtà le aperture festive e senza limiti dei negozi non porteranno alcun vantaggio ai consumatori, anzi cresceranno i costi della distribuzione, ed in concreto causeranno un ulteriore trasferimento dei volumi di vendita dagli esercizi di vicinato ( in particolare quelli dei piccoli comuni e dei quartieri) alla grande distribuzione. Un trasferimento quantificato in circa il 4% del volume di vendite al dettaglio complessivo nella nostra provincia.
In soldoni significa che a seguito della liberalizzazione degli orari saranno a rischio di chiusura nei prossimi tre anni il 15% delle attività commerciali della provincia, vale a dire  circa 2.000 negozi, 7.500 posti di lavoro ecc., per non parlare del costo sociale della chiusura di questi negozi.
Eppure le modifiche sulle liberalizzazioni sono state apportate, i taxisti, le farmacie, i professionisti, dopo  la minaccia iniziale il governo è tornato sui suoi passi, ma sul commercio NO, avanti a testa bassa, tanto in parlamento chi difenderà qualche migliaio di ‘bottegari’ costretti a chiudere, a perder il posto di lavoro loro dei propri famigliari e dei loro dipendenti, è l’amara conclusione di Rossi.

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